Imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati: è questo il capo di imputazione per il medico Alfonso Tumbarello che avrebbe consentito all’allora boss latitante Matteo Messina Denaro di potersi curare sotto il falso nome di Andrea Bonafede.
Pubblica accusa in giudizio è il P.M. della Dda Gianluca De Leo, mentre a difendere il dott. Tumbarello sono gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.
Pubblica accusa in giudizio è il P.M. della Dda Gianluca De Leo, mentre a difendere il dott. Tumbarello sono gli avvocati Gioacchino Sbacchi e Giuseppe Pantaleo.
Arrestato il 7 febbraio 2024, Tumbarello –presente in aula- secondo l’accusa avrebbe avuto un ruolo determinante nella latitanza di Messina Denaro. “Le cure assicurate da Tumbarello – scriveva il G.u.p. Montalto– hanno garantito a Messina Denaro non solo le prestazioni sanitarie necessarie per le gravi patologie sofferte, ma soprattutto per quel che qui rileva, la riservatezza sulla sua reale identità, e dunque continuare a sottrarsi alle ricerche, restare a Campobello di Mazara, e gestire l’associazione mafiosa”.
Tumbarello si sarebbe occupato delle prescrizioni per la cura oncologica della malattia di Messina Denaro, intestate però al geometra Andrea Bonafede nato nel 1963 e omonimo di un cugino nato nel 1969.
Secondo l’accusa, il medico avrebbe visitato personalmente Matteo Messina Denaro e sarebbe stato consapevole della sua identità.
Parti civili sono l’associazione Antiracket e Antiusura di Trapani, entrambi rappresentati dall’avvocato Giuseppe Novara; l'associazione Antonino Caponnetto rappresentata dagli avvocati Alfredo Galasso e Mariella Martinciglio; i comuni di Campobello di Mazara -legale Katya Ziletti- e di Castelvetrano -legale Francesco Vasile; per la prima volta contro un proprio iscritto, l’Ordine dei medici di Trapani.
Nell’odierna udienza del 18 marzo che si è svolta nel Tribunale di Marsala davanti al Presidente del Collegio Vito Marcello Saladino, ha reso testimonianza il luogotenente Francesco Nasca.
Nel corso dell’esame, il luogotenente riferisce che le complesse indagini hanno portato a individuare Andrea Bonafede (classe 1963) in Matteo Messina Denaro, sono da individuare nei collegamenti con il dott. Tumbarello e nella linea di continuità con tutte quelle che erano le certificazioni sanitarie.
Nasca racconta che il 16 gennaio 2023, data dell’arresto di Messina Denaro, a seguito di perquisizioni, venivano sequestrati dispositivi elettronici e informatici che il dott. Tumbarello utilizzava per la sua professione; inoltre, la copia forense su pc e telefono, insieme alla mole dei tabulati, delineano l’ordine cronologico degli eventi a partire dal 2020 quando all’esito di una colonscopia all’ospedale di Marsala, Messina Denaro apprendeva della malattia oncologica e il dott. Tumbarello prescriveva il ricovero garantendo le cure all’allora latitante a carico del sistema sanitario pubblico.
Dalla copia forense, continua il luogotenente Nasca, si evince che nei dispositivi sequestrati, le chat tra Tumbarello e Andrea Bonafede (M.M.D.) risultavano cancellate nel telefono di Andrea Bonafede, mentre erano ben visibili in quello del dott. Tumbarello, e in queste si evince lo scambio epistolare tra i due tra medico e paziente anche prima del 2020, nello specifico dal 2018.
Nella richiesta di ricovero del 5 novembre del 2020, Tumbarello aveva scritto “di aver eseguito personalmente un’accurata anamnesi e valutazione clinica del paziente, che già aveva eseguito una colonscopia ed era in cura farmacologica, sollecitandone il ricovero” ricovero cui faceva seguito “a distanza di pochi giorni, l’intervento chirurgico del 13 novembre 2020” a Mazara del Vallo.
Dopo il primo intervento, il dott. Tumbarello firmava altre richieste di esami chiave, come la timoscintigrafia globale corporea (Pet) dell’11 gennaio 2021 presso il poliambulatorio di Mazara del Vallo, o ancora l’esame di mutazione Dna volto a conoscere la natura del tumore e svolto il 28 gennaio 2021 presso la Casa di Cura La Maddalena, la clinica dove continuerà le cure e dove tutte le prescrizioni mediche venivano fatte tutte a nome di Andrea Bonafede (classe 1963), atte a garantire la sopravvivenza del boss Messina Denaro.
A mettere nei guai Tumbarello, è il cugino omonimo (classe 1969) del vero Andrea Bonafede che avrebbe fatto da intermediario nello lo studio del medico per farsi prescrivere farmaci e visite, oltre a ritirare ricette.
"Non sapevo che le ricette erano per il mafioso - aveva dichiarato Bonafede- credevo fossero davvero per mio cugino"; in realtà, il vero Andrea Bonafede, afferma Nasca, non è affetto da alcun tumore, ma i suoi dati sono stati utilizzati da Messina Denaro, come detto, per accedere alle cure del Servizio sanitario nazionale.
Ed era sempre Andrea Bonafede di classe 1969 che il 4 dicembre accompagnava Messina Denaro al nosocomio Abele Aiello di Mazara del Vallo e le celle di Andrea Bonafede classe 1963 (MMD) -testimonia il luogotenente Nasca- sono perfettamente compatibili anche con la presenza dei due all’ASP di Castelvetrano.
Rosalba Pipitone
Fonte: https://www.giornatedisicilia.it/2024/03/18/processo-contro-alfonso-tumbarello-il-medico-che-curo-messina-denaro-testimonia-il-luogotenente-nasca