Si è svolta lo scorso 23 giugno l’ottava udienza del processo che vede imputata per false attestazioni ai P.M. Maria Angioni, l’ex P.M. che indagò sulla scomparsa di Denise Pipitone. L’ex P.M. alla riapertura delle nuove indagini, era stata sentita dalla Procura di Marsala in qualità di testimone ma sulle circostanze di tre episodi, i colleghi marsalesi non trovarono riscontri e per tal ragione venne rinviata a giudizio.
Nel corso della scorsa udienza, la dott.ssa Angioni dice non ricordare dei trenta telefoni in uso a Jessica Pulizzi ma ricorda che la circostanza venne fuori dagli atti del processo e di non essersi “adoperata al riguardo –dice la Angioni- perché non fa parte del mio capo di imputazione, mi riservo di studiare meglio gli atti”.
Sulla circostanza secondo la quale il maresciallo Di Girolamo venne seguito e per tale ragione non poté piazzare le microspie, l’ex P.M. conferma che “il maresciallo Di Girolamo mi disse di essere stato pedinato da dei componenti della Polizia di Stato mentre cercava di piazzare delle microspie sopra un campanile nel centro storico di Mazara e, se non ricordo male, disse che in un primo momento aveva dovuto desistere”.
Ma quando il P.M. Roberto Piscitello chiede per ben tre volte se il maresciallo le disse di non aver potuto piazzare le microspie in un primo momento, la Angioni ammette di non avere un ricordo genuino e di averne uno in cui si sovrappongono le cose che hanno detto i testimoni e che “più rispondo, più il ricordo si diluisce”, dice l’ex P.M.
La dott.ssa asserisce di non essere mai stata bloccata nelle indagini del caso Denise e che l’unico problema di ‘blocco’ fu il 23 luglio del 2005 quando, nel corso di attività di indagini che stava svolgendo a Ragusa in cui si stava ascoltando a sommarie informazioni un teste, un operatore di P.G., di fronte a lei e al teste disse: “Abbiamo riascoltato l’intercettazione, non si parlava di una persona morta ma di una pianta” e in quel momento, il teste si appoggiò a quelle parole e rispose, dicendo, appunto, che era morta una pianta. “ Poi, se ho riferito altro –continua la Angioni- non ricordo, ma non è che sono stata bloccata”.
La Angioni ricostruisce il contesto in cui ha operato, anche antecedente alla scomparsa della bimba mazarese, parlando delle indagini di qualche anno prima nei confronti del Planet Sound per sfruttamento della prostituzione, e che quando è diventata assegnataria del fascicolo Denise, ha incontrato una situazione difficile perché la Procura era piena di esponenti della Polizia di Stato nei cui confronti avevano avuto problemi ma tuttavia, la Angioni non ricorda i nomi, avendo vagamente presente di aver mandato “una mail al dott. Scarpinato -riferisce l’ex P.M.- scrivendo che questo caso Denise è il cavallo di Troia della Procura di Marsala perché attraverso questo caso le persone del Commissariato con cui avevamo avuto problemi, stavano di nuovo rientrando nei corridoi della Procura di Marsala. Poi, i nomi in particolare non li ricordo”.
E più che sui problemi col Commissariato di Mazara del Vallo, riferisce di inquinamento ambientale dovuto al caso del suicidio dell’ispettore Maira per il quale si era aperto un fascicolo per induzione al suicidio da parte di due componenti del Commissariato di Mazara che della Questura di Trapani, alla necessità di installare microspie nel reparto stranieri perché c’erano indagini in corso in quanto si riteneva che si concedessero permessi di soggiorno in cambio di soldi, alla discoteca per la quale hanno assunto che “che fosse stato favorito un componente della famiglia Corona”, al fascicolo per abuso di ufficio nei confronti di Sfameni della Polizia di Mazara del Vallo, ai proiettili militari recapitati al Procuratore Sciuto e che, per tal fatto, andò con lo stesso Sciuto dal Procuratore Generale di Caltanissetta per chiedere aiuto e per mettere in luce le grosse preoccupazioni nei confronti della Polizia di Stato di Mazara del Vallo e anche di Trapani perché dalle intercettazioni erano uscite fuori frasi anche di componenti dell’allora Commissario di Mazara del Vallo e dell’allora Questore di Trapani molto gravi nei confronti del Procuratore.
Per tali ragioni, la Angioni ritenne di non poter affidare progressivamente indagini alla Polizia di Stato ma ai Carabinieri, e tra queste ricorda le indagini su Giuseppe D’Assaro di cui ha dato delega ai Carabinieri.
L’ex P.M. dice di essersi occupata anche di indagini su maghi e sette esoteriche e di essersi messa sin da subito al lavoro occupandosi di rivedere il materiale acquisito per rimediare ad alcune lacune tra cui un accertamento che non era stato fatto sul marciapiede sul quale aveva impattato, la macchina che era vista scappare.
Riguardo alla telecamera di via Pirandello, fu rassicurata dal maresciallo Lombardo sul fatto che la telecamera fosse stata installata precedentemente e di aver un vago ricordo di cose che le aveva detto anche Piera Maggio e “ho reso le dichiarazioni che risultano a verbale a s.i.t. ma in realtà , la prima cosa che io ho detto, è stata diversa da quello che risulta nel verbale, nel senso che il punto fondamentale di questa telecamera, di come fosse successo, io adesso non me lo ricordo. Adesso mi ricordo soltanto che siamo arrivati in Commissariato e quando avevamo saputo che non c’era una telecamera attiva, siamo rimasti sgomenti”.
Cosa sia esattamente successo, la Angioni lo ricostruisce sulla base di quello che ha detto il dott. Boccia e di quello che ha scritto il maresciallo Lombardo, e cioè che c’era una telecamera già attiva in precedenza e che lui aveva visto i fotogrammi, e che quando rese sommarie informazioni al P.M. il suo ricordo era quello che la telecamera aveva disposto che venisse attivata mentre in realtà non era stata attivata, “Io in questo momento non ho più ricordi diretti ma è tutto confuso perché son successe troppe cose. Quindi, siccome stiamo parlando di fatti documentali, è chiaro se ci sono documenti relativi a questa telecamera, la telecamera sarà esistita, se non ci sono documenti, vuol dire che è un mio cattivo ricordo”, dice la Angioni.
In merito alla testimonianza nella scorsa udienza del dott. Linares su Piera Maggio, la dott.ssa Angioni afferma che la Maggio disse confidenzialmente al dott. Bertoncello il primo settembre che Denise era figlia di Pietro Pulizzi, dalla trascrizione dell’udienza del processo di primo grado contro Jessica Pulizzi, lo stesso Bertoncello dice -sostiene la Angioni- di aver saputo dalla Maggio che la bambina era figlia di Piero Pulizzi, di aver chiamato i vertici per andare a cercare Pulizzi e che lo stesso maresciallo Di Girolamo ha confermato di aver appreso la notizia, cosa ribadita anche dal maresciallo Piccione e dal dott. Sfameni. Agli atti c’è anche una richiesta di intercettazione in via d’urgenza anche per le utenze di Piero Pulizzi e di Anna Corona nel primo settembre 2004 pervenute in Procura alle ore 23:00 con riferimento alla fonte confidenziale che è Piera Maggio.
Si è proceduto poi all’ascolto del teste dott. Simonetto che riferisce di aver ricevuto un incarico di consulenza da parte della dott.ssa Angioni nell’aprile del 2005. Simonetto fece accertamenti tecnici su diverse auto Ford Fiesta, tra cui quella targata TP di colore grigio, intestata a M.T. e ritenuta da lui altamente compatibile con i danni riportati dall’auto che impattò col marciapiede ad alta velocità il primo settembre a Mazara del Vallo. Ha ricordato anche che aveva incontrato difficoltà particolari nella ricerca di un meccanico che lo coadiuvasse nelle operazioni peritali, perché due, dopo avere accettato l’incarico, si erano tirati indietro dopo pochi giorni per motivi poco credibili.
La prossima udienza si terrà il 25 luglio e verranno ascoltati tutti i testi che non sono stati ancora ascoltati.
Fonte: https://www.giornatedisicilia.it/2022/07/01/processo-angioni-ci-si-avvia-alla-conclusione